Rainer Maria Rilke “Lettere a un giovane poeta”

giugno 27, 2015

“Ed eccomi subito a pregarla: legga il meno possibile testi di critica estetica; sono o congetture faziose, fossilizzate e oramai prive di senso nel loro rigore senza vita, oppure abili giochi di parole, in cui oggi prevale una opinione e domani quella opposta. Le opere d’arte sono di una solitudine infinita, e nulla può raggiungerle meno della critica. Solo l’amore le può afferrare e tenere e può essere giusto verso di loro. Dia ogni volta ragione a se stesso e al suo sentimento, contro ognuno di quei dibattiti, commenti o introduzioni; e se pure dovesse avere torto, la naturale crescita della sua vita interiore la guiderà a poco a poco e col tempo verso altre intuizioni. Lasci ai suoi giudizi il loro quieto e indisturbato sviluppo, che, come ogni progresso, deve venire dal profondo, e non può essere in alcun modo incalzato o affrettato. Tutto è condurre a termine e poi partorire. Lasciare che ogni impressione e ogni germe di un sentimento si compia tutto dentro, nell’ombra, nell’indicibile e inconscio e inattingibile alla propria ragione, e con profonda umiltà e pazienza attendere l’ora della nascita di una nuova chiarezza: questo solo significa vivere d’artista: nel comprendere come nel creare.
Qui non serve misurare con il tempo, a nulla vale un anno, e dieci anni non son nulla. Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto.”

Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta, Mondadori 1994

Mario Rigoni Stern, Amori di confine

gennaio 13, 2017

“…Oggi, dopo anni di lavori, una casa me la sono disegnata e costruita; ed è semplice come un arnia per api: comoda e tiepida; silenziosa ai rumori molesti che sono lontani e vicina ai rumori della natura; con finestre che guardano lontano, le cataste di legna sulle mura al sole e, oggi, con la neve sul tetto, sulle betulle e sugli abeti del brolo, sulle arnie, sul canile. E dentro nel tepore mia moglie, i miei libri, i miei quadri, il mio vino, i miei ricordi…”

Mario Rigoni Stern da Amori di confine, Einaudi, Torino 1986

Marguerite Yourcenar, Memorie d’Adriano

gennaio 14, 2017

“A Roma, durante i lunghi pranzi ufficiali, mi è accaduto di pensare alle origini relativamente recenti del nostro lusso; a questo popolo di coloni parsimoniosi e di soldati frugali, satolli d’aglio e di orzo, improvvisamente immersi dalla conquista nelle delizie della cucina asiatica che ingozza manicaretti con la voracità rustica dei contadini. I nostri romani si rimpinzano di cacciagione, s’inondano di salse, e s’intossicano di spezie. Un Apicio va fiero della successione di portate, di quella serie di vivande piccanti o dolci, grevi o delicate, che compongono l’armonica disposizione dei suoi banchetti; e passi ancora se ciascuno di tali cibi fosse servito separatamente, assimilato a digiuno, sapientemente assaporato da un buongustaio dalle papille intatte. Ma serviti così, giornalmente, alla rinfusa, in mezzo a una profusione banale, essi formano nel palato e nello stomaco di chi mangia una confusione detestabile, nella quale odori, sapori, sostanze perdono il loro rispettivo valore, la loro squisita identità. Un tempo quel povero Lucio si dilettava a prepararmi qualche piatto raro; i suoi pasticci di fagiano, dove prosciutto e spezie vanno sapientemente dosati, erano il risultato di un’arte, esattamente come quella del musico o del pittore; eppure rimpiangevo la carne pura e semplice del bel volatile. (altro…)

Lezione Portaluppi

settembre 23, 2014

Imparare ad ammorbidire il marmo con grande eleganza. Si dice che vedendo le due spalle appena realizzate il Portaluppi le prese a martellate per sbeccarle e dar loro un aria un po’ più vissuta.

Lezione Portaluppi

Aggiornamento Via Giannone

settembre 22, 2014

L’immagine presa sul cantiere di Via Giannone questa mattina mostra lo spazio giorno a doppia altezza a demolizioni ultimate. Le fodere di legno, posate in orizzontale sulle colonne, simulano la presenza del soppalco che verrà realizzato in struttura metallica.

Aggiornamento Via Giannone

Selvatichezza o rudezza

settembre 19, 2014

“Selvatichezza o rudezza… in riferimento all’architettura dei paesi nordici; ma presumo che lo si sia usato in senso critico per esprimere la natura barbarica delle genti presso le quali fiorì questa architettura…sia le genti che i loro edifici facevano mostra di una tale grossolanità e durezza… questa maestà d’un potere gagliardo, tanto più vigorosamente espresso, quanto più il tatto delle dita è reso insensibile al vento gelido…”

John Ruskin La natura del gotico in “Le pietre di Venezia”

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